Andrea, sopravvissuta ai cyberbulli

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Andrea oggi ha 21 anni, abita in provincia di Bergamo e si definisce una sopravvissuta.

Per tanti anni, durante la frequentazione delle scuole Medie, la ragazza è stata vittima di cyberbullismo, gli insulti le arrivavano tramite “Instagram” e “Ask.me”, i bulli non sono stati identificati e l’indagine è ancora in corso.

All’inizio gli attacchi consistevano in piccole parole, sciocche a cui la ragazza non aveva dato peso. Ma quando le offese si fanno costanti e pesanti, lei si rende conto della gravità della situazione e del suo conseguente malessere.

Andrea racconta che durante il percorso delle scuole Medie subisce attacchi in Internet, i familiari le chiedevano cosa avesse, notavano che fosse cambiata e che stesse sempre sola. La ragazza rispondeva che non ci fossero problemi, anche se avrebbe voluto urlare tutto il suo dolore.

Andrea pensava sempre di togliersi la vita, si sentiva persa ed era sempre triste. Aveva cercato aiuto in una sua coetanea, confidandosi con lei dicendole che avesse attacchi di panico e che fosse depressa. L’amica sembrava capirla, invece non si fece più sentire e lasciò Andrea in una situazione ancora più dolorosa.

La ragazza si chiede cosa non vada bene in lei perché le persone non le stavano vicino. Non voleva più frequentare la scuola, aveva timore di tutto e si era convinta di doversi togliere la vita, che tanto non sarebbe mancata a nessuno. Sentirsi sbagliata come parte della famiglia e come amica fa tanto male e lei avrebbe voluto porre fine a quelle sofferenze.

Ciò che i bulli stavano causando ad Andrea la porta verso momenti davvero bui, tanto che lei ricerchi su Internet metodi suicidi facili e veloci. In rete trova parecchi ragazzi della sua età, cioé di 16 e 17 anni che hanno problemi familiari o personali, si sentono come lei e questo la fa sentire meno sola. Quella notte Andrea pensa ad un piano, bere candeggina per ripulirla dentro, le tremano le mani e il cuore batteva forte. La ragazza legge le avvertenze nella confezione della candeggina e s’immagina come la mamma avrebbe reagito nel vedere la figlia stesa sul pavimento e questo la fa piangere, dunque ripone la candeggina al suo posto e ritorna a letto.

Lo stress che Andrea accumula è tanto, incide sul suo stato psicofisico, temeva per come si sentisse, di morire e di farla finita. Pensava al dolore che avrebbe dato alla sua famiglia e capisce di aver bisogno di aiuto. Il medico a cui si era rivolta la ragazza la fece ricoverare in un ospedale dove venne ricoverata. Inizialmente Andrea era spaventata di restare in ospedale e lo era anche la famiglia ma poi accettarono questa situazione per il bene della ragazza.

Nel reparto di Neuropsichiatria infantile le prime giornate trascorrevano lentamente, erano ricoverati altri ragazzi dell’età di Andrea, sia con problemi simili o diversi.

Durante la permanenza in nosocomio, Andrea prende consapevolezza di sé, non deve sentirsi sbagliata ed è chi arreca dolore al prossimo ad aver bisogno d’aiuto.

Lei era stata la vittima dei bulli ma ora si sentiva forte e voleva dimostrare loro che fosse riuscita a riprendersi dal malessere. E così accadde, gli esami di terza media li tenne in ospedale, tranne l’orale che avenne a scuola.

I farmaci e i medici hanno aiutato Andrea a stare meglio ma lo è stata anche la sua certezza di superare quei brutti momenti.

Andrea ha riversato il suo vissuto su un diario per liberarsi del suo malessere, da cui è nato il libro dal titolo “Ho scelto me”.

La ragazza scrive che bisogna credere in se stessi, se ci si sente soli e incompresi, è sempre importante chiedere aiuto e poi tutto si risolve.

 

Sara Tuveri

 

Last modified: 17 Settembre 2023