In crescita il bullismo nel mondo dello Sport: il 10% dei ragazzini italiani ne è vittima.

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Si è tenuto a Roma presso la sala della Regina nella Camera dei deputati l’incontro dal titolo “#INSIEMESIPUO: AICS e Telefono Azzurro uniti contro il disagio giovanile nello sport”, promosso dalle due associazioni per affrontare il tema della lotta agli abusi, alla pedofilia e al cyberbullismo nel mondo dello sport.

Hanno portato la loro esperienza Daniele Masala, oro nel Pentathlon moderno alle Olimpiadi di Los Angeles ’84 e l’ex schermitrice Valentina Vezzali, oggi onorevole, che è stata tre volte medaglia d’oro olimpica. 

Fenomeno

Il Convegno è nato con l’intento di chiamare a raccolta le istituzioni, il movimento sportivo e i professionisti in modo da realizzare una fotografia del fenomeno in Italia. Altro obiettivo poi quello di trovare delle risposte «di sistema». I numeri, dei quali abbiamo già trattato in passato, stanno infatti assumendo proporzioni impressionanti, che lasciano senza parole: da una ricerca inglese emerge infatti che il 29% dei soggetti intervistati riferisce di aver subito molestie sessuali, sia di tipo fisico che verbale. In particolare, molti di loro ammettono di non gradire alcuni atteggiamenti o toccamenti da parte dell’allenatore nel corso degli allenamenti. Lo spogliatoio, come è emerso più volte negli ultimi mesi, può diventare il luogo dove si consumano abusi da parte di una figura verso la quale il giovane nutre una fiducia incondizionata e dal quale non si aspetterebbe mai di subire alcunché di malvagio; inoltre, nel triste ricatto del silenzio da parte delle vittime, c’è la minaccia di porre fine a una potenziale carriera nell’ambito dello sport.

I casi di pedofilia

Nel 2016, i casi di abuso sessuale e pedofilia gestiti da Telefono Azzurro attraverso la linea 1.96.96, il 114 Emergenza Infanzia e la chat sono stati 301. In 1 caso su 10 il responsabile è un estraneo. Questo significa che nel 90% dei casi, chi abusa sessualmente di bambini e adolescenti è un conoscente o un familiare, una persona di cui la vittima si fida. «Sono pochi ed eccessivamente frammentari gli interventi di formazione sulle tematiche dell’infanzia e dell’adolescenza diretti a chi lavora nei movimenti sportivi dilettantistici – spiega Ernesto Caffo, Professore ordinario di Neuropsichiatria infantile presso le Università di Modena e Reggio Emilia, oltre che Presidente di Telefono Azzurro Onlus -. Oltre alla sottoscrizione di un dettagliato codice di comportamento gli operatori dovrebbero essere in grado di conoscere i segnali di disagio che i bambini e i ragazzi manifestano più o meno esplicitamente. Lavorare nella cornice della protezione significa anche comprendere che alcuni bambini, più vulnerabili per una serie di caratteristiche, sono più a rischio di violenze, maltrattamenti ed abusi. Occorre quindi costruire una rete virtuosa per diffondere formazione nel contesto agonistico e costruire azioni di contrasto. In questo ambito nasce il rapporto di collaborazione con AICS, che più in generale porta la nostra esperienza nell’intero mondo dello sport».

Consigli

Telefono Azzurro ha lanciato un elenco di consigli per bambini e ragazzi, al fine di prevenire questi terribili fenomeni:
1) Bambini e ragazzi devono essere consapevoli dei loro diritti a beneficiare di un ambiente sicuro e protetto.
2) E’ necessario svolgere un’attività di sensibilizzazione rivolto ai ragazzi delle scuole elementari medie e superiori e tramite la creazione di workshop creativi, sulle tematiche di violenze e abusi nello sport e nella vita.
3) Occorre fornire a bambini, ragazzi e alle loro famiglie, servizi appropriati, ai quali rivolgersi per chiedere aiuto.

Bullismo

C’è poi, oltre a quello della pedofilia, anche il fenomeno del bullismo nel mondo dello sport. In Italia, secondo i dati riferiti da Telefono Azzurro, a seguito di un’indagine condotta insieme a Doxa Kids nel 2017, Il 10% dei ragazzi intervistati fra i ragazzi delle scuole italiane è stato vittima di bullismo in ambienti sportivi. Purtroppo il fenomeno è aggravato dal fatto che, da parte delle famiglie, c’è molte volte una sottovalutazione del fenomeno: il 12% degli adulti, infatti, ritiene che il bullismo sia sempre esistito e non sia un fenomeno così grave. Questo nonostante le continue notizie di suicidi da parte di vittime di bullismo e, il sorgere di un fenomeno recente ma in netta crescita, il cyberbullismo. «E’ arrivato il momento in cui il movimento sportivo, le famiglie e le scuole, in collaborazione con le istituzioni e le associazioni creino sinergie efficaci per offrire una risposta immediata ai disagi – commenta l’onorevole Molea, presidente di Aics, ente di promozione sociale e sportiva che in tutto il Paese conta 900mila soci, e presidente di Csit, la Confederazione mondiale dello sport amatoriale -. La proposta di Aics è quella di istituire percorsi formativi per i nostri dirigenti e tecnici, per sviluppare competenze atte a promuovere i valori dello sport e saper cogliere i segnali del disagio giovanile, attuare iniziative di coinvolgimento diretto di ragazzi e ragazze nell’analisi del problema e nell’individuazione delle soluzioni, istituire prassi che gestiscano in anticipo il rapporto privilegiato individualizzato tra un adulto e un minore. Lo sport è l’ambiente che offre le occasioni migliori per superare il disagio, grazie al dialogo, alla condivisione, al valore sportivo dell’impegno comune. E’ da qui che dobbiamo cominciare».

 

 

 

 

 

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Last modified: 17 Settembre 2023